“Voglio diventare l'idolo
dei ragazzi poveri di Napoli, perchè loro sono come ero io a Buenos Aires”
Maradona, il giorno della
presentazione allo Stadio San Paolo, il 5 luglio 1984.
Oggi, martedì 30 ottobre,
non è un giorno come gli altri. Un po' di anni fa, in Argentina, nacque un
giocatore che “non sarà mai un uomo comune”. Stiamo parlando di Diego Armando
Maradona, il Dio del calcio. Non ci si può esimere da augurargli un buon
compleanno a chi ha fatto la storia passata del Napoli, regalando perle a
destra e a manca, e facendoci vincere 2 scudetti, una CoppaUEFA (ora Europa
League), 2 Coppe Italia e 1 Supercoppa Italiana. Era un Napoli forte, una
squadra compatta e arcigna, che non aveva paura di nulla. “Maradona, ad inizio
partita, andava da tutti i compagni e, anche se di fronte avevamo gente del
calibro di Gullit o Platini, ci diceva sempre “Tu sei più forte di lui”. Ecco, era questa la
particolarità di Diego, ti faceva sentire forte”. Queste erano le parole di
“Pal e fierr” Bruscolotti, il mitico capitano di quel grande Napoli. Ma,
ragioniamo: ci sono analogie forse fra quel Napoli e quello di oggi? Il grande
Diego come avrebbe reagito alle 3 sconfitte consecutive (PSV, Juventus e
Dnipro) che hanno colpito il Napoli in questo mese di Ottobre? mAvrebbe preso
per mano la squadra per trascinarla alla vittoria contro il Chievo (vittoria
che domenica è arrivata grazie ad un gol di Hamsik all'ora di gioco, ndr). Ricordiamoci
sempre che, quando arrivò a Napoli, Maradona costruì una squadra da solo (il
Napoli il primo anno con Diego lottò per la retrocessione, ndr). L'anno dopo si
lottò per lo scudetto, contro il Milan, come nel campionato di due anni fa che
sancì l'ingresso dei “piccoli” azzurri nell'Europa dei grandi, quella della
musichetta e del telone sventolato a centrocampo. Ci sono analogie con i
giocatori in campo? Andiamo con ordine: in porta c'era Claudio Garella,
portiere nel giro della Nazionale maggiore, così come Morgan De Sanctis,
portierone attuale. In difesa c'era lo “scugnizzo” Ciro Ferrara, e ora c'è
Paolo Cannavaro, scugnizzo e capitano del Napoli. Anche sulla panchina c'è
un'analogia: Gianfranco Zola e Lorenzo Insigne, entrambi considerati dei
talenti purissimi, ma che ancora devono fare il salto di qualità. In attacco
mentre negli anni di Maradona c'era la “MA.GI.CA” attualmente il tridente è
composto da Cavani, Hamsik e Pandev. Nessun confronto regge, ed è vero, ma
semplicemente perchè quel “MA” era quella incognita
impazzita che ti poteva
far vincere da un momento all'altro. Maradona non ci stava, e quando perdeva
stava male, non riusciva a sopportarlo. Il Maradona che piace ricordare è
questo qui, quello che disegnava geometrie in campo, quello della punizione
contro la Juventus
dove dice “tanto gli faccio gol comunque”, quello della “Mano de Dios”, quello
della “battaglia per le Falkland”. Auguri D10S, grazie di tutto.
l.a.
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