Una partita già vista... Ormai è una certezza, il Bentegodi è tabù per i partenopei. Ma questa non deve fare da giustificazione per il Napoli, nettamente superiore tecnicamente ma che in realtà è stato in balia di una squadra operaia disposta in campo secondo gli antichi schemi della tradizione catenacciara italiana.
Aspettative tradite. Era logico aspettarsi una squadra affamata di vittorie e caparbiamente proiettata al successo, capace di mettere da parte altre competizioni pur di dedicarsi alla ben più nobile causa del campionato. Ma così non è stato e resta l'amaro in bocca per una prestazione incolore, dove a sorprendere in negativo sono stati proprio quelli da cui ci si aspetta quel qualcosa in più. Al di là del periodo nero che sta attraversando il Matador, che può capitare anche ai migliori al mondo, gente come Inler, Rolando e Pandev sono sembrati lontani anni luce da quelli ammirati nei bei tempi. Una squadra apparsa oltre che sulle gambe, non abbastanza motivata tanto da dare fondo alle riserve energetiche pur di evitare quantomeno una figuraccia.
Il diavolo incombe... A questo punto è logico fare il punto della situazione e mettere da parte i sogni di gloria per salvare il salvabile e tenere quello che di buono c'è ancora, quel secondo posto che sa di Champions League. Importantissimo se non fondamentale per una serie di motivi, c'è chi come il presidente si sofferma solo su quello economico oppure chi al puro blasone della competizione continentale, mentre i motivi sono altri. In primis la partecipazione alla massima competizione europea aumenterebbe le possibilità di tenere Cavani, corteggiatissimo da chi oltre ad un succulento ingaggio gli propone una partecipazione alla Champions di certo non da comparsa. Cambia strategia, cambia avversario. Balotelli e compagni sono li a due punti di distanza e fanno paura, come mai avremo pensato qualche mese fa e forse proprio adesso bruciano più che mai quei due punti persi al San Paolo con una vittoria praticamente già acquisita.
Raffaele Mazzone
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