Domenica arriva
il big match tra Inter e Napoli. Le due squadre si giocano a San Siro quella
che può essere una sorta di spareggio, soprattutto sul piano psicologico, per
essere l’antagonista della Juventus. Il Napoli si trova a due punti dai
bianconeri, l’Inter a quattro, a -2 dal Napoli. L’occasione è ghiotta per
entrambe, il Napoli in caso di vittoria staccherebbe l’Inter, in caso di successo
i nerazzurri scavalcherebbero il Napoli.
Ma il duello più
interessante è quello tra i due allenatori Stramaccioni e Mazzarri.
Tanto diversi
per storia, esperienza e temperamento.
Stramaccioni guida l’Inter dal marzo del 2012,
ereditando la squadra dalla pessima gestione Ranieri. Moratti in una stagione
tribolata lo chiama sulla panchina dell’Inter direttamente dalla primavera. Il
merito di Stramaccioni è quello di aver ridato credibilità all’Inter, ma
nonostante tutto ha fallito la qualificazione Champions.
Il resto sono i
giorni nostri con un’Inter a -4 dal vertice dopo 15 gare.
Spocchioso e a
tratti arrogante, “Strama” è entrato benissimo nel suo ruolo, quello di tecnico
dell’Inter nell’era post Mourinho. Nonostante i risultati, la sua Inter latita
sul piano del gioco, ma lui fa di tutto per negarlo.
Nei prepartita e
nei dopopartita profetizza in diretta tv, si lamenta degli arbitraggi
nonostante anche la sua squadra sia stata favorita contro Milan e Catania. L’umiltà
non sembra appartenergli, ma di carattere ne ha da venderne; celebri le sue
parole in conferenza stampa prima dell’exploit della sua Inter allo Juventus Stadium
: “I miei hanno vinto tutto, loro non hanno fatto ancora nulla”, nonostante che
dell’Inter del triplete resti poco o nulla.
Nato a Roma,
promessa delle giovanili del Bologna, Andrea debutta con i rossoblù di Ulivieri
nella stagione 1994-95 in
C1; ma proprio quando la sua strada sembra in discesa e la possibilità di
coronare il suo sogno è vicina, un gravissimo infortunio contro l’Empoli, gli
stronca ogni possibilità di riuscita e dopo vari interventi è costretto a
gettare la spugna. La sua carriera da professionista è finita ancor prima di
iniziare.
Da lì l’idea di
diventare allenatore, i primi successi
nelle giovanili della Roma, e poi l’Inter.
Mazzarri dal canto suo, è di temperamento
totalmente diverso, umile e pacato riconosce i meriti degli avversari, perfino di
quella Juventus rivale del Napoli su vari fronti negli ultimi due anni.
Sulla panchina
del Napoli dall’ottobre 2009,
ha condotto gli azzurri fino alla clamorosa qualificazione
in Champions League nel 2010/2011, e alla trionfale vittoria della Coppa Italia
nella scorsa stagione. Quest’anno si gioca il vertice, nonostante alle sue
spalle non ci sia una società di petrolieri ma il Napoli di De Laurentiis con
il suo tetto ingaggi (ad eccezione di Cavani).
Il suo Napoli
un’idea di gioco c’è l’ha, e complessivamente il gioco degli azzurri sembra
addirittura migliorato rispetto alle precedenti stagioni.
Suo quel 3-5-2,
marchio di fabbrica da quando allenava la Samp, assetto tattico che ha
contagiato perfino Conte, che lo ha adottato in corsa nello scorso campionato.
In questo
caso il tecnico nerazzurro alla vigilia
riconosce i meriti del collega livornese: “la Juve un modello? Ma de che? Con
il 3-5-2 Mazzarri ci ha sempre giocato, Conte ci è arrivato”, parola di Strama.
s.c.
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