Chi ha vissuto gli anni ottanta, gli anni d’oro di un grande Napoli, ha visto una squadra basata su un Campionissimo Divino (le maiuscole sono d’obbligo) circondato da giocatori affermati sia in Italia sia in campo internazionale. Mai un giovane da coltivare e far sbocciare, mai un acquisto in prospettiva. Nessuna giovane promessa ha mai varcato i cancelli del Centro Paradiso di Soccavo, tralasciando Ciro Ferrara che quei cancelli li ha varcati fin dagli anni dell’infanzia. L’unico giovane che il Napoli di Ferlaino ha acquistato è stato un certo Gianfranco Zola, non uno qualunque, ma comunque l’unico. Erano anni diversi, anni in cui si lottava ogni stagione per lo scudetto e per primeggiare in Europa, e non c’era tempo per aspettare: serviva il campione già bello e pronto. Ed ecco arrivare Careca, Alemao, Crippa e tanti altri. Erano gli anni in cui la parola fair-play era ancora sconosciuta, figuriamoci se la volevi accompagnare poi con finanziario. Berlusconi che spendeva e spandeva, gli Agnelli che lo seguivano a ruota e Ferlaino che si arrangiava alla napoletana. Ma il calcio si è evoluto in tutte le sue forme, sia sul campo sia dietro la scrivania. La classica prima punta alla Van Basten, o per i più giovani Pippo Inzaghi, ha difficoltà a trovare posto (vedi il caso Borriello, al di là del pesante ingaggio). Ora servono punte veloci che sappiano toccare la palla, e non solo buttarla dentro, e sacrificarsi (Cavani ne è l’espressione per eccellenza). Ora serve però anche saper far quadrare i conti, basta con i presidenti-padroni che mettevano mano al portafogli e ti compravano l’asso. E in questo nuovo mare il Napoli di De Laurentiis vi nuota benissimo. Conti in ordine, ricavi che crescono ogni anno, sponsor che fanno la fila per accaparrarsi un posticino al San Paolo. Ma la vera svolta è il settore giovanile e lo scouting. Anno dopo anno la squadra azzurra ha abbassato l’età media, anche se di poco. Dai Berrettoni, Varricchio, Giubilato si è passato ai Vargas, Insigne, El Kaddouri, senza dimenticare Insigne jr, Bariti, Fornito, Dezi e i più “vecchiotti” come Ciano e Maiello. Marino, prima, (non dimentichiamo che sono suoi i colpi Hamsik e Pocho) e Bigon, poi, hanno saputo cogliere le indicazioni del Presidente, sempre più convinto di far esplodere la “Scugnizzeria” sul modello della cantera blaugrana. E poi ti accorgi che a poche ore dal fischio finale del calcio-mercato ti ritrovi in squadra un under20 di belle speranze che porta in dote la vittoria del mondiale di categoria. E’ proprio vero non è più una squadra... un paese per vecchi.
s.s.
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