Il Napoli “B” ancora
una volta esce bocciato dall’Europa League, destando preoccupazioni sia sul
piano del gioco che delle individualità. Il primo problema, quello del gioco,
nasce da una discutibile scelta di formazione che vede reparti nevralgici come
la difesa e il centrocampo totalmente rimaneggiati e giocatori gettati nella
mischia fuori ruolo. Il turn over per poter essere efficace deve prevedere la
sostituzione di tre o massimo quattro giocatori, lasciando inalterata la
struttura della squadra. Pensare che a inizio stagione la stanchezza sia tale
da rendere necessario un ricambio di 7/8 uomini è abbastanza difficile da
comprendere, soprattutto alla luce di una preparazione che in precampionato viene
studiata in base agli impegni stagionali. La seconda problematica, che è anche
parte della prima, è la qualità delle riserve del Napoli. La squadra azzurra
dispone di tre o quattro ottimi giocatori, ma per il resto è ben poca cosa. La
valutazione di Vargas, ad oggi, è apparsa spropositata rispetto al reale valore
del giocatore e la difesa è stata rafforzata puntando su giocatori a fine
carriera già riserve in altre squadre . Il valore modesto di alcuni giocatori
viene poi amplificato dal fatto di schierarli tutti insieme in una formazione
totalmente inedita. Mazzarri deve trarre insegnamento da questa esperienza,
perché seppur sia un ottimo allenatore, per diventare uno tra i migliori in
Europa ha bisogno di imparare a conciliare le competizioni europee con il
campionato. E la società se realmente vuol tornare competitiva nel calcio
internazionale deve, in fase di mercato, concentrare la sua attenzione su
giocatori di livello e non sottovalutare i danni d’immagine che derivano da partite di così scarso livello
in campo internazionale. Per quanto l’Europa League non sia un obiettivo
primario della società, per una squadra che negli ultimi anni ha scalato
importanti posizioni nel ranking Uefa figuracce come le ultime di certo ne
compromettono, e non poco, l’immagine.
s.d.g.
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